Intelligenza artificiale: che succede se i robot pensano come noi?

Intelligenza artificiale

L’Intelligenza Artificiale e il suo prossimo futuro sono oggi tra gli interrogativi più aperti della contemporaneità.

Se lo chiedono gli scienziati, ma anche i filosofi e i sociologi. Se ne (pre)occupano sempre di più la politica e l’economia.

Quando si legge o si sente dire A.I. a gran parte di noi viene in mente un film o qualcosa che ha a che fare con robot dalle sembianze umane. Ma è molto di più e, soprattutto, è molto più vicina. È Siri sul nostro iPhone, o la nostra lavatrice che riconosce e distingue i tessuti da lavare. È Google Home o tutti i dispositivi che ci consentono di controllare la nostra casa, a distanza e non.

Descritta così, questa nuvola di algoritmi che si trasforma istantaneamente in decisioni e azioni sembra tutt’altro che minacciosa. Ma non tutti la pensano in questo modo.

E infatti, se pure la scienza assicura che al momento il divario tra prestazioni umane e robotiche è ancora considerevole, alcuni studi sui livelli di coscienza degli uomini sembrano rappresentare la via maestra verso la riduzione al minimo di questo gap.

C0, C1 e C2. Sono questi i tre gradini individuati da alcuni studi scientifici per descrivere il livello di consapevolezza della persona. Il primo corrisponde alle operazioni inconsce che avvengono nel cervello umano, come il riconoscimento del volto e del parlato. Si tratta in pratica del livello dei calcoli inconsapevoli, cui ad oggi sono in grado di attestarsi anche le macchine. Il livello C1 è invece uno stadio evolutivo ulteriore e riguarda la capacità di decidere dopo aver “consultato” il nostro repository di concetti ed elaborato un certo numero di possibilità. Qui si collocano pensieri e comportamenti di neonati e animali.

C2, infine, comprende la meta-cognizione, ossia la facoltà di essere auto-consapevoli. Qui si collocano le sensazioni soggettive di certezza o di errore che orientano l’azione e stimolano la conoscenza in assenza di informazioni. Può essere questo il punto di arrivo del percorso verso i robot coscienti, attualmente sprovvisti proprio dell’autoconsapevolezza che contraddistingue l’essere umano?

Come dicevamo, qualcuno lo trova esaltante. A qualcun altro fa venire i brividi. In economia, il rischio più importante si intravede nella sostituzione del lavoro dell’uomo con quello delle macchine. Ma ci sono anche questioni etiche, che hanno a che fare con la prospettiva di un possibile predominio, proprio come in un racconto di fantascienza, di metodi computazionali, Big Data, automi intelligenti e profilazioni estreme sulle libertà di ognuno di noi.

A sostenere questo genere di minaccia ci sono state personalità del calibro dell’astrofisico Stephen Hawking o del CEO di Tesla Elon Musk, tra coloro che hanno visto nell’A.I. la più grande e rischiosa sfida mai affrontata dalla società contemporanea. A metà tra la possibilità di salvare il mondo e il pericolo di distruggerlo.

Come andrà, per ora, è tutto da capire.

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